domenica 24 marzo 2013

Simmel - La moda

Con il seguente scritto ho voluto approfondire un particolare tema che il sociologo tedesco Georg Simmel tratta nella sua opera “La moda”, del 1895, ovvero le condizioni necessarie che permettono proprio al fenomeno della moda di prendere vita, e a fare in modo che questo possa svilupparsi. Tale aspetto, poi, può essere collegato a diversi fenomeni sociali, che si sono però verificati in modo differente a seconda della situazione civile presente nel periodo in questione; uno tra tutti, la situazione delle donne nella Germania del XV secolo, che l’autore descrive a partire da pagina 41 del testo.
Simmel afferma che due sono le condizioni essenziali per la nascita e lo sviluppo 

della 
moda, e che in assenza di una di queste, la moda non può esistere; esse possono essere identificate come il bisogno di conformità e il bisogno di distinguersi. La moda dunque, secondo Simmel, esprime la tensione tra uniformità e differenziazione, il desiderio contraddittorio di essere parte di un gruppo e simultaneamente stare fuori dal gruppo, affermando la propria individualità. Questi bisogni conflittuali sono centrali nell'analisi dell’autore, poiché rappresentano il punto focale della sua sociologia e della sua analisi della cultura moderna, secondo cui tutta la storia sociale si riflette nel conflitto tra conformismo e individualismo, unità e differenziazione. Gli individui sembrano sentire la necessità di essere sociali e individuali allo stesso tempo; sia la moda sia gli abiti sono modi attraverso cui questo insieme di desideri e necessità vengono negoziate.
L'analisi di 
Simmel poggia sulla comprensione dell'esistenza di due diversi tipi di società, le società primitive e le società civilizzate: nelle prime l'istinto a conformarsi è superiore a quello di differenziarsi, in quanto l'individualità viene associata ai valori e alle tradizioni della collettività. Le società primitive sono governate da principi che fanno capo alla tradizione  e che difficilmente vengono messi in discussione, in quanto portatori di un'identità che vuole essere difesa nel tempo e che si identifica con quella del gruppo di appartenenza. Di conseguenza, ci saranno pochi cambiamenti in ciò che le persone indossano poichè il bisogno di esprimere la propria individualità non si incontra con i bisogni della società.
Nelle società civilizzate invece, caratterizzate dalla presenza di più gruppi sociali, e quindi da una struttura sociale più articolata, il desiderio di esprimere la propria individualità viene incoraggiato dalla società stessa. Ciò che le persone indossano può essere usato per esprimere questa individualità, questa differenziazione dagli altri individui e dagli altri gruppi presenti nella società. 

Moda, infatti, secondo Simmel, significa, da un lato, adesione di coloro che si trovano allo stesso livello sociale, dall'altro, chiusura di questo gruppo nei confronti dei gradi sociali inferiori.
Il pericolo di mischiarsi e confondersi induce gli individui a differenziarsi negli abiti, nel comportamento e nei gusti. Al giorno d’oggi non si parla più di classi sociali ma piuttosto di stili di vita, dove le dinamiche attraverso le quali avviene la differenziazione non sono cambiate; continua, infatti, ad esistere il bisogno di appoggiarsi ad uno o più modelli sociali come punto di partenza sicuro, dotato di senso, e il bisogno di trovare il cambiamento negli elementi stabili, il distinguersi dalla generalità.

Sulla base di questi bisogni, dice Simmel, si sviluppano delle mode con le quali ogni gruppo aumenta la propria coesione interna e la propria differenziazione verso l'esterno.
L'abito alla moda, è usato nelle società capitalistiche occidentali per affermare sia la propria appartenenza a vari gruppi socio-culturali, sia la propria identità personale, così da distinguersi anche all'interno del proprio gruppo di appartenenza.
L'insistenza da parte di Simmel nell'opposizione tra nazioni primitive e nazioni civilizzate però, quando egli si riferisce a società più o meno complesse, trova poca approvazione, in quanto sembra essere piuttosto offensiva e discriminante. Egli, infatti, sostiene che la moda non sia possibile nelle prime, mentre trovi terreno fertile al suo sviluppo nelle seconde.
Come detto all’inizio, il tutto può essere esemplificato con la situazione sociale delle donne tedesche nel 1400, e la netta differenza che le vedeva in contrapposizione con le donne dello stesso periodo in Italia, negli anni del Rinascimento. In Germania, la libertà individuale aveva spezzato gli ordinamenti del Medioevo, ma in questo sviluppo individualistico le donne non trovarono spazio, venendo così defraudate di ogni libertà. Vediamo che a questo punto esse si risarcirono vestendo nei modi più stravaganti.
Al contrario, in Italia, lo stesso periodo concede alle donne lo spazio necessario ad uno sviluppo individuale, dando loro più possibilità di formazione e di attività esterne, arrivando molte volte allo stesso livello di educazione e di libertà di movimento degli uomini. Possiamo vedere come in Italia non si ha notizia di particolari stravaganze nella moda femminile di questo periodo.

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