Con il seguente scritto ho
voluto approfondire un particolare tema che il sociologo tedesco Georg Simmel
tratta nella sua opera “La moda”, del 1895, ovvero le condizioni necessarie che
permettono proprio al fenomeno della moda di prendere vita, e a fare in modo
che questo possa svilupparsi. Tale aspetto, poi, può essere collegato a diversi
fenomeni sociali, che si sono però verificati in modo differente a seconda
della situazione civile presente nel periodo in questione; uno tra tutti, la
situazione delle donne nella Germania del XV secolo, che l’autore descrive a
partire da pagina 41 del testo.
Simmel afferma che due sono le condizioni essenziali per la nascita e lo
sviluppo
della moda, e che in assenza di una
di queste, la moda non può esistere; esse possono essere identificate come il
bisogno di conformità e il
bisogno di distinguersi. La moda dunque, secondo Simmel, esprime la tensione tra uniformità e differenziazione, il desiderio contraddittorio di essere parte di un gruppo e simultaneamente stare fuori dal gruppo, affermando la propria
individualità. Questi bisogni
conflittuali sono centrali nell'analisi dell’autore, poiché rappresentano il
punto focale della sua sociologia e della sua analisi della cultura moderna,
secondo cui tutta la storia sociale si riflette nel conflitto tra conformismo
e individualismo, unità e differenziazione. Gli individui sembrano sentire la necessità
di essere sociali e individuali allo stesso tempo; sia la moda sia gli abiti
sono modi attraverso cui questo insieme di desideri e necessità vengono
negoziate.
L'analisi di Simmel poggia sulla comprensione dell'esistenza di due diversi tipi di società,
le società primitive e le società civilizzate: nelle
prime l'istinto a conformarsi è superiore a quello di differenziarsi, in
quanto l'individualità viene associata ai valori e alle tradizioni della collettività. Le società primitive sono governate da
principi che fanno capo alla tradizione e che difficilmente vengono messi in
discussione, in quanto portatori di un'identità che vuole essere difesa nel
tempo e che si identifica con quella del gruppo di appartenenza. Di
conseguenza, ci saranno pochi cambiamenti in ciò che le persone indossano
poichè il bisogno di esprimere la propria individualità non si incontra con i
bisogni della società.
Nelle società civilizzate invece,
caratterizzate dalla presenza di più gruppi sociali, e quindi da una struttura
sociale più articolata, il desiderio di esprimere la propria
individualità viene incoraggiato dalla società stessa. Ciò che le persone indossano può essere
usato per esprimere questa individualità, questa differenziazione dagli altri
individui e dagli altri gruppi presenti nella società.
Moda, infatti, secondo Simmel, significa, da un lato, adesione di coloro che si trovano allo stesso
livello sociale, dall'altro, chiusura di questo gruppo nei confronti dei gradi
sociali inferiori.
Il pericolo di mischiarsi e
confondersi induce gli individui a differenziarsi negli abiti, nel
comportamento e nei gusti. Al giorno d’oggi non si parla più di classi
sociali ma piuttosto di stili di vita, dove le dinamiche attraverso le quali
avviene la differenziazione non sono cambiate; continua, infatti, ad esistere
il bisogno di appoggiarsi ad uno o più modelli sociali come punto di partenza
sicuro, dotato di senso, e il bisogno di trovare il cambiamento negli elementi
stabili, il distinguersi dalla generalità.
Sulla base di questi bisogni, dice Simmel, si
sviluppano delle mode con le quali ogni gruppo aumenta la propria coesione
interna e la propria differenziazione verso l'esterno.
L'abito alla moda, è usato nelle società capitalistiche occidentali per affermare sia la
propria appartenenza a vari gruppi socio-culturali, sia la propria identità
personale, così da distinguersi anche all'interno del proprio gruppo di
appartenenza.
L'insistenza da parte di Simmel nell'opposizione tra nazioni primitive e
nazioni civilizzate però, quando egli si riferisce a società più o meno
complesse, trova poca approvazione, in quanto sembra essere piuttosto offensiva
e discriminante. Egli, infatti, sostiene che la moda non sia possibile nelle
prime, mentre trovi terreno fertile al suo sviluppo nelle seconde.
Come detto all’inizio, il tutto può essere esemplificato con la situazione
sociale delle donne tedesche nel 1400, e la netta differenza che le vedeva in
contrapposizione con le donne dello stesso periodo in Italia, negli anni del
Rinascimento. In Germania, la libertà individuale aveva spezzato gli
ordinamenti del Medioevo, ma in questo sviluppo individualistico le donne non
trovarono spazio, venendo così defraudate di ogni libertà. Vediamo che a questo
punto esse si risarcirono vestendo nei modi più stravaganti.
Al contrario, in Italia, lo stesso periodo concede alle donne lo spazio
necessario ad uno sviluppo individuale, dando loro più possibilità di
formazione e di attività esterne, arrivando molte volte allo stesso livello di
educazione e di libertà di movimento degli uomini. Possiamo vedere come in
Italia non si ha notizia di particolari stravaganze nella moda femminile di
questo periodo.
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